Terminiamo questo excursus sul controllo e la prevenzione infettiva in ambito ospedaliero accennando a quelli che sono i principi di igiene e di controllo delle infezioni nosocomiali o comunque delle infezioni che possono coinvolgere sia gli operatori sanitari che i pazienti che si trovano nella struttura ospedaliera.
PRINCIPI DI BIOSICUREZZA:
Quando si para di rischio biologico si intende il rischio che deriva o può derivare dall’esposizione ai diversi agenti biologici presenti in diversi ambienti (ma non visibili), per cui il rischio non viene sempre percepito correttamente da parte degli operatori. Le legislazioni attuali hanno concordato che quando ci si approssima in aree dove esiste un rischio biologico, venga esposto un segnale di rischio biologico. Il CDC di Atlanta (www.CDC.gov) ha definito 22 gruppi di infezioni che possono essere trasmesse agli Operatori Sanitari a causa della propria attività professionale.
Si parla invece di agente biologico per intendere qualsiasi microrganismo, coltura cellulare, endoparassita umano che possa causare infezioni, allergie, tossicità, ecc…; nello specifico poi si intende per microrganismo qualsiasi entità microbiologica (cellulare e non) in grado di riprodursi e/o trasferire materiale genico e per coltura cellulare il risultato della crescita in vitro di cellule derivate da organismi pluricellulari. Le applicazioni di tali definizioni sono evidenti: per un operatore sanitario per rischio biologico si intende il rischio che può derivare durante il lavoro, come probabilità che, a causa del lavoro, il lavoratore subisca un danno da un agente biologico. Per il paziente invece è il rischio biologico che può derivare durante il ricovero e si definisce rischio clinico.
DPI:
I Dispositivi di Protezione Individuali (DPI) devono essere indossati e tenuti dal lavoratore per protezione dai diversi fattori di rischio e generalmente sono regolamentati per legge; vengono forniti dal datore di lavoro conformi alle leggi esistenti. I camici/divise vanno indossati mentre si è in servizio; vanno cambiati frequentemente anche quando il loro aspetto appare “pulito”. Oltre al classico camice ed alla classica divisa, esistono altre tipologie di camici, funzionali a diversi ambiti: il camice visitatore é un camice non sterile, non idrorepellente, monouso che serve a prevenire le trasmissioni da contatto; il camice protettivo impermeabile é un camice non sterile, idrorepellente, monouso, che viene utilizzato se si ha il rischio di contatto con liquidi dannosi. Infine il camiche chirurgico TNT é un camice sterile, idrorepellente, monouso, che viene utilizzato per procedure asettiche. I facciali filtranti sono mascherine o visiere che servono per la prevenzione della trasmissione respiratoria (sia goccioline che per via aerea, vedi oltre) e la trasmissione da contatto. Funzionano come tutela del paziente e dell’operatore sanitario; il potere filtrante indica la relativa capacità di filtrazione (FFP1, FFP2, FFP3). Le particelle superiori a 0.6 μm di diametro sono bloccate per un meccanismo fisico (date le dimensioni delle maglie), mentre particelle inferiori a 0.6 μm sono bloccate per un meccanismo elettrostatico. I guanti sono dei dispositivi atti a ridurre la contaminazione dell’operatore sanitario (alle mani) e del paziente (nella sede chirurgica, sulle mucose, sulla cute lesa, ecc…); portare i guanti non esime dall’esecuzione corretta di una buona igiene delle mani. I guanti si classificano in monouso che possono essere al lattice sterile (con eventuale aggiunta di polvere), al lattice non sterile (con eventuale polvere), in nitrile (per le aree latex-free), in vinile non sterile oppure in polietere sterile. I guanti invece riutilizzabili sono generalmente in nitrile pesante, in maglia antitaglio pesante, in gomma o in gomma anti-taglio. Questi ultimi generalmente non sono utilizzati dagli operatori sanitari.
TRASMISSIONE DELLE INFEZIONI
In ospedale i diversi microrganismi sono trasmessi con differenti modalità e lo stesso microrganismo può venire trasmesso mediante diverse vie. Esistono 5 modalità principali che sono per contatto (modalità frequente ed importante) che a sua volta si stratifica in contatto di tipo diretto (da superficie corporea a superficie corporea) o indiretto (tramite oggetto inanimato, soprattutto le mani), goccioline, intese come gocce superiori a 5 μm e che pertanto precipitano a terra entro 1 metro di distanza dal paziente (sono le goccioline perse con tosse, starnuti, ecc…) e risultano infettive se cadono sulle congiuntive, le mucose nasali, boccali, ecc…. A seguire si ha la trasmissione per via aerea (per particelle fra 1-5 μm) che evaporano nell’aria e permangono sospese a lungo; queste vengono emesse di continuo e possono essere inalate fino ad arrivare agli alveoli. Infine bisogna ricordarsi che esistono Veicoli (intensi come microrganismi trasmessi da oggetti/materiali contaminati alla fonte, soprattutto alimenti acqua, farmaci, strumentario, ecc…) e vettori (tipicamente zanzare, mosche, topi ed altri organismi viventi, relativamente meno frequente in ospedale) che possono trasmettere malattie.
PRECAUZIONI STANDARD:
Proprio perché esistono diverse vie di trasmissione dell’infezione, esistono delle precauzioni, che sono misure atte a prevenire o ridurre la trasmissione nosocomiale delle infezioni da paziente a paziente o all’operatore sanitario e viceversa. Si hanno pertanto delle precauzioni standard (da applicare su tutti i pazienti) e delle precauzioni specifiche (basate di volta in volta sulla modalità di trasmissione). Le precauzioni standard sono provvedimenti generali, indipendenti dal tipo di trasmissione dell’agente biologico, valido per tutti i pazienti, che portano ad evitare il contatto con sangue, mucose, cute non integra ed i liquidi organici del paziente. Per quello che concerne l’igiene delle mani, queste devono essere lavate, soprattutto se si entra in contatto con le diverse strutture corporee del paziente; vanno lavate anche dopo la rimozione dei guanti. La cute va mantenuta in buone condizioni e le unghie vanno tenute corte e ben curate. Non vanno portati anelli o monili che possono fungere da veicolo per le infezioni. I guanti sono da usare sempre prima del contatto con le diverse strutture del paziente; vanno sostituiti intra-paziente (se si sono toccate aree ad alta concentrazione di microrganismi o se si sono rotti) e vanno rimossi subito dopo l’uso, così come vanno indossati e cambiati fra un paziente ed un altro. Il camice protettivo permette di proteggere la cute e/o prevenire l’imbrattamento di indumenti durante l’esecuzione di procedure che possono contaminare l’operatore sanitario. Va rimosso il prima possibile, per evitare di trasferire microrganismi da paziente a paziente. Le mascherine e gli occhiali vanno utilizzati per proteggere occhi, naso e bocca nelle procedure ad alto rischio di contaminazione.
Per quello che concerne presidi ed attrezzature, i presidi contaminati vanno manipolati in modo da evitare l’esposizione di cute/mucose dell’operatore sanitario e/o degli abiti, il materiale monouso non va riutilizzato ed il materiale Riutilizzabile non va utilizzato se non è stato trattato. La biancheria va sostituita se imbrattata e/o contaminata dai fluidi organici del paziente; se è ad alto rischio biologico va riposta in sacchi idrosolubili e poi in sacchi dedicati (generalmente sono riconoscibili per un colore dedicato). Per i taglienti vanno adottate misure necessarie a prevenire incidenti causati da aghi, bisturi ed alti dispositivi taglienti, maneggiandoli con cautela. E’ fatto d’obbligo non re-incappucciare gli aghi, non indirizzare la punta verso di sé, non bloccare taglienti in caduta, non portare taglienti in tasca ed infine eliminare i taglienti in appositi contenitori. Per quello che poi concerne lo smaltimento dei rifiuti, questo vanno sistemati nei propri contenitori idonei, in posizione comoda, sicura e vicino al posto dove devono essere utilizzati. Non va prelevato nulla dai contenitori e vanno trasportati chiusi.
PRECAUZIONI DA CONTATTO:
Sono precauzioni che vanno utilizzate in aggiunta alle precauzioni standard, per pazienti con un sospetto o una diagnosi di patologie contagiose tramite contatto (HSV, VZV, scabbia, infezioni cutanee da MRSA, germi BLSE, ecc…). Per quello che concerne i guanti/mani i guanti vanno indossati nella stanza e rimossi prima di lasciare la stanza, senza toccare oggetti/vestiti/persone. Le mani vanno lavate con antisettico/alcol glicerinato dopo la rimozione dei guanti. Il camice protettivo monouso va indossato all’ingresso nella stanza e va rimosso prima di lasciarla; l’igiene delle mani va attuato dopo la rimozione dei guanti. Per quello che concerne la camera, il paziente va collocato in una stanza singola, dotata di propri servizi igienici; eventuali pazienti possono concomitare nella stessa camera solo se presentano certamente la stessa patologia.
PRECAUZIONI DA GOCCIOLINE:
Sono precauzioni che vanno utilizzate in aggiunta alle precauzioni standard, per pazienti con il sospetto o la diagnosi di patologie trasmesse da goccioline (superiori a 5 μm), come ad esempio per le forme da H. influenzae, N. meningitidis, rosolia, influenza, ecc… Per quello che riguarda la camera il paziente va collocato in una camera singola (eventuali pazienti possono concomitare nella stessa camera se presentano la stessa patologia); la porta della stanza può restare aperta e non sono necessari sistemi di ventilazione. La mascherina che può essere utilizzata é di tipo FFP1 (Filtro di Protezione Facciale di tipo 1) durante l’assistenza ravvicinata al paziente (entro 1 metro di distanza). Per il trasporto del paziente, tutti i movimenti del paziente all’esterno della stanza vanno limitati ed il paziente stesso deve utilizzare un mascherina protettiva.
PRECAUZIONI PER VIA AEREA:
Sono precauzioni che vanno utilizzare in aggiunta alle precauzioni standard, per pazienti con un sospetto o una diagnosi di patologie trasmesse per via aerea (con goccioline fra 1-5 μm), come per le forme di Morbillo, Varicella, tubercolosi, SARS, ecc… La camera svolge un ruolo fondamentale: il paziente va collocato in una stanza singola, con la porta chiusa. Possono concomitare altri pazienti se risultano immuni dalla malattia (come per varicella e morbillo). Si effettua una pulizia durante e dopo la degenza, con una stanza che, dopo la dimissione, deve permanere vuota, a porta chiusa e finestre aperte per almeno 1 ora. Come mascherina facciale si usano dei FFP2, mentre gli operatori immuni al germe non necessitano una particolare protezione specifica. Il trasporto del paziente va effettuato solo se è necessario; il paziente deve utilizzare un maschera protettiva e limitare al minimo la permanenza fuori dalla propria camera.
IGIENE DELLE MANI
Le mani sono il veicolo principale di infezioni ospedaliere di origine esogena e l’igiene delle masi è una metodica estremamente efficace nell’eliminazione dei microrganismi (anche se spesso è poco utilizzata). La popolazione microbica locale risiede in diverse aree, classificata come popolazione transitoria per i microrganismi spesso acquisiti per contatto, presenti sulla superficie (nello strato corneo e lucido della pelle) che non fanno parte dell’ecosistema cutaneo e sono facilmente eliminabili durante la normale detersione, ed in popolazione residente da microrganismi che vivono e crescono negli annessi sudoripari; questi sono più difficili da rimuovere con la detersione, ma comunque sono eliminabili con l’uso di adeguati antisettici.
Il lavaggio sociale rappresenta il “lavaggio standard” delle mani e garantisce una buona eliminazione della popolazione microbica transitoria; va effettuata da tutti gli operatori sanitari per mani estremamente sporche/contaminate, per una durata di almeno 20 secondi: una volta bagnate le mani, si usano 3-5 ml di detergente e si lavano tutte le mani; ci si asciuga con salviette monouso e con esse si chiude il rubinetto. Il lavaggio antisettico agisce in modo parziale anche sulla popolazione microbica residente; va effettuato dagli operatori sanitari in alcune particolari situazioni prima di indossare guanti sterili, post-esposizione a sostanze contaminanti e/o prima di assistere dei pazienti immunodepressi, per la durata di almeno 1 minuto: bagnate le mani, si usano 3-5 ml di detergente e si lavano tutte le mani; ci si asciuga con salviette monouso e con esse si chiude il rubinetto. Il lavaggio chirurgico ha un effetto estremamente marcato sulla popolazione microbica residente; la devono eseguire tutti gli operatori sanitari che entrano in contatto con il campo sterile; non si devono avere le unghie lunghe e/o non curate, non si devono indossare anelli/monili. Il CDC sconsiglia l’uso degli spazzolini per il rischio di avere microtraumi locali. Tale lavaggio viene eseguito pre-chirurgia, per almeno 5 minuti. Infine l’antisepsi su base alcolica va eseguita solamente per mani visibilmente pulite, dato che la soluzione alcolica sullo sporco non funziona; prevede l’utilizzo di alcol glicerinato al 70%, ogni volta che non ci sia un lavandino vicino o comodo, post-rimozione dei guanti e/o nello stesso paziente, passando da un’area sporca ad una pulita. Le mani si lasciano asciugare all’aria per 25 secondi e si passa la soluzione su una mano e si strofina comprendo il palmo ed il dorso di ogni mano.
Per effettuare una detersione efficace, si devono seguire 6 fasi, in cui ogni fase va ripetuta per 5 volte. La durata totale del lavaggio varia a seconda della tipologia di lavaggio. Nella prima parte si fa passare il palmo contro palmo, poi il palmo destro sopra al dorso sinistro e viceversa, poi il palmo di una mano sul palmo dell’altra mano a dita incrociate, poi palmo su palmo in opposizione (a dita strette), poi si passa alla rotazione di un palmo su ogni dito controlaterale ed infine alla rotazione della mano destra sulle dita tese della mano sinistra e viceversa.
INFEZIONI OSPEDALIERE
Le infezioni ospedaliere (Health-care Associated Infection - HAI) sono patologie locali o sistemiche legate alla presenza di microrganismi non presenti all’ammissione ospedaliera, nemmeno in fase di incubazione per le prime 48 ore. Il NNIS (National Nosocomial Infectious Surveillance system) è un sistema di segnalazione ospedaliera volontaria che monitora e previene le infezioni ospedaliere. Dal punto di vista epidemiologico le infezioni ospedaliere presentano una prevalenza del 5% fra i pazienti ricoverati, con una incidenza del 5-8% annuo; la mortalità da questo tipo di infezioni è stimata attorno all’1%. I fattori di rischio sono legati al microrganismo (come la virulenza, le concentrazioni locali, ecc…), al paziente (età, grado di immunizzazione, presenza di co-patologie, terapie speciali, ecc…) ed all’ambiente (numero di persone coinvolte, tipologia di reparto, ecc…). Negli ultimi anni il numero totale di infezioni ospedaliere si è ridotto del 16%, ma il rischio giornaliero per ogni paziente è aumentato del 36%; le infezioni sono sempre più gravi e sostenute da batteri sempre più resistenti.
INFEZIONI DELLE VIE URINARIE
Rappresentano la tipologia di infezione più frequente (80% casi nosocomiali) per l’utilizzo di cateteri vescicali (vengono diagnosticati come tali se si ha una concentrazione batteria urinaria superiore a 10e5/ml), ma si associa ad una minore mortalità rispetto alle altre infezioni (anche se sono stati chiaramente documentati casi di batteriemia e morte). Le classiche sedi di ingresso sono il meato uretrale esterno, i collettori dei tubi di catetere e/o lo scarico del catetere. La prevenzione si attua limitando/evitando la cateterizzazione, limitando la persistenza locale del catetere, utilizzando metodiche asettiche ed non-traumatiche per introdurre il catetere ed infine mantenendo chiuso il sistema di drenaggio.
INFEZIONI CHIRURGICHE:
Sono fra le infezioni più frequenti (attorno 0.5-15% di incidenza globale), la cui prevalenza é variabile con la tipologia di paziente e/o malattia; viene definita come la presenza di materiale Purulento attorno o all’interno della ferita e/o nel drenaggio, che viene acquisita durante l’operazione. I fattori di rischio sono la durata dell’operazione, le condizioni generali del paziente, la metodica chirurgia utilizzata e/o la presenza di corpi estranei. Per quello che concerne la prevenzione esistono diverse aree in cui si può andare ad agire per prevenire queste tipologie di infezioni: in sala operatoria é necessaria la pulizia mattutina/serale, così come fra le diverse procedure ed alla fine della giornata di lavoro. Per il personale operatorio é fondamentale il corretto controllo igienico delle mani, l’uso dei DPI, la limitazione del numero di persone in sala, ecc… ed infine per la preparazione del paziente diventa importante la corretta profilassi antibiotica, il controllo nutritivo, la pulizia, la corretta tricotomia, ecc…
POLMONITI:
Esiste un diverso rischio di sviluppare polmonite fra paziente a paziente, soprattutto nei pazienti con ventilazione meccanica), sia da parte di microrganismi esogeni che endogeni. I fattori di rischio sono soprattutto la tipologia/durata della ventilazione, la qualità dell’assistenza respiratoria, la severità delle condizioni cliniche del paziente e l’eventuale uso di antibiotici. La prevenzione si può effettuare a diversi livelli: in terapia intensiva deve essere garantita la corretta disinfezione dei respiratori, evitare l’uso di PPI quando non é indicato, non va cambiato troppo spesso il tuo endotracheale, ecc… Per le unità mediche si devono limitare i farmaci per bocca al paziente con alterazioni nello stato di coscienza, evitare cibo per bocca nei pazienti con disfagia o sintomi bulbari, nelle unità chirurgiche si deve utilizzare la massima asepsi, l’uso corretto di filtri e di fisioterapia respiratoria e per i pazienti portatori di tracheotomia effettuare aspirazioni sterili, garantire un’adeguata pulizia locale ed una buona fisioterapia respiratoria.
BATTERIEMIA:
Le batteriemie sono fra le condizioni meno frequenti (5%) ma dotate di una elevata mortalità (attorno al 50-60%); si ha un incremento di incidenza di infezioni di Staphylococcus coagulasi negativo e/o Candida spp, in particolare sulla cute (all’ingresso dei devices), nel percorso sottocutaneo dei CVC e nella punta del catetere intravascolare. I fattori di rischio principali sono la durata della cateterizzazione, la lunghezza del catetere ed una asepsi adeguata. Per quello che riguarda la prevenzione esistono diverse sedi in cui si può andare ad agire al fine di ridurre l’incidenza di tali infezioni nosocomiali, sia a livello generale che specifico. In generale bisogna evitare la cateterizzazione se non é necessaria (si veda nel capitolo dedicato alla posa degli accessi vascolari quali sono le indicazioni per la posa di tali accesi, Capitolo 12.1 e Capitolo 12.2), mantenere l’asepsi nel maneggiare il catetere vascolare e limitare al massimo la durata della cateterizzazione.
PATOGENI A TRASMISSIONE EMATICA:
I patogeni a trasmissione ematica sono un insieme di infezioni nosocomiali che possono essere acquisite dall’operatore sanitario e/o dal paziente per via parenterale. Fanno parte di quelle infezioni che possono essere accidentalmente acquisite dagli operatori sanitari. Dal punto di vista epidemiologico nella popolazione generale si ha una prevalenza variabile di tali malattie (HBV 1%, HCV 3-5%, HIV 0,2%), ma la prevalenza di patologia nella popolazione ospedaliera è estremamente maggiore rispetto alla popolazione generale (HBV 2%, HCV 4%, HIV 1%). Il rischio di infezione occupazionale per via parenterale dipende dalla co-esistenza di 4 fattori; il rischio è pari a 0 se uno di questi fattori risulta assente. Devono infatti co-esistere 1) un soggetto infetto da malattia, 2) il materiale biologico infettante, 3) delle modalità di esposizione adeguate e 4) l’adeguata suscettibilità dell’ospite. In caso di co-esistenza dei 4 fattori si deve effettuare una denuncia di esposizione, recandosi in Pronto Soccorso, indipendentemente dal paziente e/o altri fattori.
Per quello che concerne i materiali biologici, non tutti i materiali biologici sono infettanti; fanno eccezione il latte materno (trasmissione materno-fetale) e la saliva associata ad un morso, comunque sono condizioni infrequenti in ambiente nosocomiale. Sono materiali infettanti il sangue, i fluidi corporei con sangue, lo sperma ed il secreto vaginale, i liquidi ”sterili” (liquor, pleura, ecc…) ed i tessuti corporei (biopsie). Sono invece liquidi non infettanti urine/feci, l’escreato, il vomito, il sudore e le lacrime. Per le modalità trasmissive, esistono alcune modalità trasmissione estremamente frequenti; i patogeni a trasmissione ematica non si trasmettono per vettori, baci/abbracci e/o durante la normale vita domestica. I fattori di rischio sono la puntura con aghi/taglienti, la contaminazione mucosa, la contaminazione con la cute non integra, il morso umano, la contaminazione con la cute per parecchio tempo. Non sono fattori di rischio la cute integra (con un contatto inferiore ad 1 minuto), le unghie o uno sputo ricevuto sulle mucose.
Attualmente, il rischio stimato per la trasmissione di HIV per via parenterale é dello 0.3%, per via mucosa é stata stimata attorno allo 0.09% e sulla cute non integra é stata stimata come raro. Per la trasmissione di HCV per via parenterale é stimata attorno allo 1.8% e per HBV (per la popolazione non vaccinata) per via parenterale é attorno al 20-40%.
ASEPSI:
Per asepsi si intende l’insieme delle manovre atte ad impedire che un determinato substrato (come i pazienti, lo strumentario o l’ambiente, ecc..) venga contaminato da diversi microrganismi. Esistono una serie di procedure a differente denominazione che si pongono obiettivi differenti per ottenere una buona asepsi. Tutti gli strumenti/materiali che entrano in contatto con organi/tessuti normalmente sterili devono essere sterilizzati prima dell’uso, effettuando tali metodiche in apposite aree dedicate.
La decontaminazione si pone l’obiettivo di ridurre la carica microbica su materiali/superfici contaminate, per prevenire la dispersione di contaminanti nell’ambiente e per consentire condizioni operative estremamente sicure nei trattamenti successivi. Gli agenti utilizzati sono fisici tramite temperature estremamente elevate (fino a 80°C) utilizzate assieme ai detergenti nei differenti lavastrumenti, oppure chimici come i disinfettanti con un buon spettro d’azione per batteri e virus; generalmente si utilizzano prodotti fenolici ed ossidanti. Per quello che concerne la modalità operativa si deve decontaminare un materiale subito dopo il suo utilizzo e/o la sua contaminazione, e comunque il prima possibile, prima di passare alle altre tecniche più sofisticate di asepsi.
- Detersione: la detenzione si pone l’obiettivo di rimuovere/allontanare lo sporco (insieme del materiale indesiderabile accumulatosi sull’oggetto da trattare), che consente una buona riduzione della carica microbica ed è obbligatorio pre-disinfezione. La detersione è sempre obbligatoria, ma deve essere accurata se il materiale è a rischio biologico. I detergenti sono prodotti che modificano le diverse forze di tensione superficiale e facilitano la rimozione dello sporco; se esiste del materiale organico vanno associati diverse enzimi proteolitici che facilitano la dissoluzione del materiale in questione. Va sempre completato il tutto mediante risciacquo. Gli apparecchi per la detenzione ne esistono di diversi, ed il risultato atteso si ottiene solamente se vengono seguite le differenti indicazioni e modalità d’uso degli apparecchi, che possono essere sia di tipo manuale (in questi casi il tempo di contatto minimo é di 10 minuti) che meccanico (mediante lavaferri o ultrasuoni).
- Asciugatura: dopo la pulizia tutti gli oggetti devono essere asciugati rapidamente perché la presenza di acqua favorisce la corrosione, favorisce la moltiplicazione di batteri Gram negativi, ostacola la disinfezione (per eccessiva diluizione) ed altera la sterilizzazione.
- Disinfezione: la disinfezione si pone l’obiettivo di uccidere i microrganismi patogeni e non, presenti su superfici e/o oggetti, riducendo la carica microbica fino a livelli di sicurezza. Si utilizza su materiali a basso rischio, che entrano in contatto con cute integra/mucose. Il disinfettante é un agente chimico ad azione antimicrobica non selettiva, che viene utilizzato su tali materiali ed oggetti; l’antisettico é invece un agente chimico ad azione antimicrobica non selettiva, a bassa tossicità/azione irritante, utilizzato sui tessuti viventi.
- Sterilizzazione: la sterilizzazione si pone l’obiettivo di distruggere ogni microrganismo (comprese le spore batteriche), e viene considerato di prima scelta se esistono situazioni ad alto rischio infettivo. La sterilizzazione non è un concetto assoluto ma relativo in quanto legato alla riduzione della presenza dei germi entro una certa carica, su materiali già noti per possedere una pre-determinata carica microbica). Per la sterilizzazione, si può ottenere con mezzi fisici (calore, radiazioni, ecc…) o con una combinazione di mezzi chimico-fisici; il gold standard è l’utilizzo dell’autoclave a vapore.
Per quello che concerne i fattori di efficacia della disinfezione ci si concentra sul battere, sulla concentrazione d’uso del disinfettante, sul tempo di contatto e sulla presenza di inattivanti. In merito alla specie/carica microbica, la presenza di un elevato numero di microrganismi riduce la probabilità di successo dei differenti processi; a questo si associa una differente resistenza dei microrganismi (che é massima per le spore batteriche, minima per i virus lipidici) quali spore batteriche, Micobatteri, Cisti, Virus non lipidici (Poliovirus), batteri Gram negativi, funghi, batteri Gram positivi ed infine virus lipidici (HIV, HBV, HCV). In merito alle concentrazioni d’uso, per ogni prodotto esiste una concentrazione ottimale a cui corrisponde la massima efficacia del disinfettante/antisettico. Esistono diversi livelli di attività quali un’attività sporicida (come l’aldeide glutarica 2% per 3 ore piuttosto che l’acido peracetico allo 0.2% a 55°C per 12 minuti), un’attività di efficacia ad alto livello (come l’aldeide glutarica 2% per 1 ora o l’ortoftolaldeide per 10 minuti), un’attività di efficacia a medio livello (come l’aldeide glutarica 2% per 10 minuti o l’alcol a 70° per 10 minuti) piuttosto che un’attività a basso livello come per i derivati del Cloro o i sali di ammonio quaternari in acqua). Il tempo di contatto é un altro fattore fondamentale: l’attività biocida si esplica solamente se il disinfettante entra in contatto con un microrganismo per un certo tempo; l’esistenza di ostacoli meccanici (irregolarità, concavità, canali, materiale estraneo, ecc…) può rallentarne o impedirne il normale funzionamento. Gli inattivanti poi ostacolano il contatto del disinfettante con i diversi microrganismi e spesso se ne ritrovano molto in alcuni oggetti a difficile detersione. Esempi sono i saponi, i residui organici, le temperature differenti, le alterazioni pH, ecc…;
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